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Si è trattato di due sedute anomale, entrambe di circa un’ora ciascuna, necessarie per completare l’iter del nuovo statuto: dopo la bocciatura alla prima votazione a maggioranza qualificata, erano necessarie altre due votazioni a maggioranza semplice. Abbiamo provato a proporre tre emendamenti (uno dei quali per spostare la questione del quorum referendario all’interno del regolamento); purtroppo però non sono stati ammessi perché la discussione sullo statuto è stata considerata chiusa con la prima votazione del 28 ottobre. La votazione si è svolta senza alcun dibattito, una situazione piuttosto triste e surreale.

Se la maggioranza era davvero interessata a raggiungere un voto condiviso poteva trovare la formula per raggiungere lo scopo. Ma forse non è realistico chiedere ai cinquestelle di negoziare principi o di trovare soluzioni valide per (quasi) tutti; la loro identità nasce dal rifiuto di ogni altra forza politica o organizzazione, e chi ritiene di possedere la verità diventa inevitabilmente incapace di dialogo e di confronto. La costruzione collegiale di un testo ricco e complesso come lo Statuto comunale richiedeva una grande capacità di confronto, e alla fine anche di compromesso, perché qualunque vera sintesi non può che partire da posizioni diversificate e distanti. Nonostante l’approvazione unilaterale di questo nuovo Statuto, ritengo che nei restanti anni di mandato non vedremo alcun referendum né mi aspetto grandi consultazioni sulle questioni che contano (anche il bilancio partecipato nel nuovo testo è previsto come opzione e non come obbligo). Una vera e fattiva partecipazione diretta dei cittadini resta soltanto semplice propaganda elettorale. Oggi si doveva tenere un Consiglio monotematico sull’alluvione, ma siccome stanotte è piovuto la seduta è rimandata ad un giorno di sole.