Davide Barillari: “La politica viene prima della scienza”.
Ad una veloce lettura pensavo a un refuso, invece la frase è corretta. Poi ho messo a fuoco un po’meglio l’autore e allora mi è stato tutto chiaro. Si tratta di un consigliere regionale M5S del Lazio, che si era candidato al ruolo di Governatore in contrapposizione a Zingaretti; un informatico che lavorava in banca, da tempo sostenitore dei gruppi no-vax nazionali; uno che scrive con convinzione e senza il minimo dubbio che le vaccinazioni di massa servono solo in presenza di gravi epidemie…o che promuove la medicina preventiva, senza il minimo sospetto che la vaccinazione ad oggi rappresenta il più efficace intervento di prevenzione primaria. Barillari ha anche istituito un Tavolo Tecnico per definire i contenuti di un disegno di legge sulle vaccinazioni, invitando i ‘cittadini esperti’ e i movimenti no-vax; i professionisti e le società scientifiche le ha previste solo in audizione, dopo la stesura della proposta di legge.
Ma veniamo alla frase che tratta il rapporto tra scienza e politica. La ritengo molto pericolosa, sia per gli aspetti pratici sia per quelli teorici. La scienza che conosco io, che ho studiato e che cerco di applicare facendo il medico, è qualcosa di oggettivo, derivante dall’analisi dei dati e dell’esperienza, modificabile in base a nuovi dati e a nuove evidenze; quindi per definizione non dogmatica e libera da condizionamenti (i più pericolosi dei quali non sono quelli economici, ma i pregiudizi, come ben sanno coloro che la ricerca la fanno per mestiere).
L’idea di scienza del cinquestelle Barillari è molto differente: nei suoi lunghi e autoreferenziali post parla di ‘scienza esercitata con coscienza, democratica e partecipata’. Preferisco non capire cosa significa ‘scienza democratica’ (soprattutto quando leggo, sempre nei suoi post, che per lui ‘la democrazia deve essere liquida’), ma sicuramente per essere partecipata occorre che tutti abbiano il medesimo livello di competenza; in realtà esistono gli esperti e gli specialisti che hanno il compito e la responsabilità di definire i criteri che rendono un grattacielo antisismico o che permettono a un aereo di diverse tonnellate di atterrare in sicurezza. Questo non esime la scienza dall’obbligo di spiegare, comunicare, coinvolgere e informare, per ricevere il consenso di chi si trova a subirne gli effetti. Invece il Barilli sostiene che ‘la politica viene prima della scienza’ e che spetta ai politici decidere ‘cosa è giusto e cosa è sbagliato’. Come se la politica avesse davvero le competenze per conoscere qualunque argomento e la capacità di essere oggettiva, incorrotta e dedita solo al bene comune e all’interesse generale.
L’altro Davide del movimento, il Casaleggio con diritto di sangue come nelle grandi monarchie, ha preso le distanze (inizia a vedersi l’effetto del passaggio tra il ‘dire e il fare’ politica), ma le idee di buona parte del M5S sono quelle di Barillari e della Taverna. Spero non si arrivi a modificare i libri di scuola, e alla voce scienza scrivere: ‘disciplina liquida e soggettiva, applicata in base alla sensibilità e alle idee del politico di turno’.