(Lettera publicata sulla Gazzetta di Parma a dicembre 2005)
Egregio Direttore,
in questi giorni entrando in città da est si viene accolti da un gigantesco manifesto che ritrae un gruppo di persone inginocchiate in preghiera. E’ l’atteggiamento tipico della preghiera islamica, ma è anche il modo di pregare di molti cristiani che hanno imparato a inchinarsi davanti ad una icona o che hanno fatto esperienza di preghiera monastica.
Il cartellone invece invita a riflettere su due alternative: islamizzati o terrorizzati. Io non riesco a sentirmi né terrorizzato né islamizzato. Nel passato noi cristiani abbiamo cercato di imporre la nostra religione, poi abbiamo capito che le strade del dialogo e del confronto sono più efficaci e portano più lontano, e abbiamo anche capito che la diversità è una ricchezza (che dilata la nostra individualità e la definisce).
Ogni giorno nel mio lavoro in ospedale, incontro persone di lingua araba e religione islamica, ma ancora nessuno ha cercato di islamizzarmi né ha tentato di terrorizzarmi, anzi sperimento lo sforzo di comprendere e di confrontarsi pur mantenendo le proprie radici e la propria storia.
Ammetto che possano esserci persone o gruppi che non vogliono dialogare, continuando a vedere la realtà da un unico punto di vista, ma queste persone e questi gruppi si trovano anche tra i nostri connazionali e il gruppo che ha esposto il manifesto di cui parlo è uno di questi. L’unica differenza tra loro è il luogo di nascita: pur vivendo in luoghi distanti soffrono la stessa incapacità di incontro e di confronto. Credo che i ‘terroristi’ islamici non siano poi così diversi da questi nostri ‘terroristi’ italiani: entrambi dimostrano una cultura ristretta e sterile, incapace di guardare pochi metri oltre loro stessi.
In questi giorni di festa cristiana, leggiamo all’inizio del Vangelo di Giovanni che “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” e “veniva nel mondo la Luce vera, quella che illumina ogni uomo”. Temo che intorno a noi, nonostante siano trascorsi due millenni dalla nascita di Cristo, la luce sia ancora troppo poca e che ancora qualcuno, nella penombra del suo intelletto, faccia fatica a vedere in modo nitido. In questi giorni, anziché affiggere cartelloni offensivi e razzisti, i nostri concittadini leghisti dovrebbero fermarsi per leggere un po’ del Libro dei cristiani e cercare lì un po’ di illuminazione.
Oggi io mi vergogno di essere italiano e di far parte di una cultura come quella che dà questo tipo di benvenuto all’ingresso della nostra città.
Alessandro Volta