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Il 14 giugno 2012 si è tenuto il primo Consiglio Comunale. A distanza di un anno dall’inizio di questo impegno sento di dover fare qualche valutazione.

Ho partecipato a 30 delle 32  sedute (ne ho saltata una per motivi di lavoro e una per le ferie con la famiglia). Le commissioni non le ho contate, ma complessivamente l’impegno è stato di circa 240 ore (i consigli durano 5-6 ore, le commissioni circa 2); non è possibile invece calcolare il tempo per leggere atti e per elaborare osservazioni e proposte. Non sono quasi mai riuscito a utilizzare i congedi di lavoro previsti per i lavoratori dipendenti (il giorno della seduta devo comunque lavorare e quindi arrivo in consiglio con 5-6 ore di ospedale sulle spalle). A proposito dei costi delle politica: i miei gettoni al netto di un anno ammontano a 1.313 euro (alla fine sono circa 5 euro all’ora); non credo che si possa parlare di interesse economico a svolgere questo ruolo. In compenso ho rimediato due lettere anonime di insulti e minacce, senza contare i commenti online sprezzanti e offensivi.

Ma veniamo a riflessioni più profonde. Il lavoro che svolgo da 26 anni non mi ha aiutato; lavorare con mamme, padri e neonati mi ha allenato a sviluppare sensibilità ed empatia, ma nel ruolo di consigliere di opposizione è più utile un po’ di freddezza e senso critico (non è previsto il ragionamento del tipo ‘ma se fossi al loro posto, cosa farei, cosa direi?’). Il lavoro gestionale che da 11 anni svolgo come responsabile di tre servizi e altrettanti equipe mi ha insegnato ad andare all’essenza dei problemi e a tentare soluzioni dirette e veloci, dove i passaggi privi di valore aggiunto sono inutili e, quindi, nocivi; in politica invece è previsto ed è opportuno ‘allungare un po’ il brodo’, condire il discorso, amplificare le conseguenze, creare un’onda lunga che faccia apparire anche a distanza certi effetti. Ciò che ho trovato più difficile infatti è stato comunicare all’esterno quanto ho fatto all’interno; non bastano i resoconti o le dirette streaming, e molti dibattiti e proposte non sono facilmente evidenziabili.

Fino a anno fa non avevo molto chiaro che parlare di ‘anziani’ significasse esaminare decine di pagine di numeri e cifre del bilancio di una società, né che occuparsi di educazione si traducesse in percentuali di sconto e tabelle economiche; però è vero che l’essenza della politica è decidere dove (a chi e come) prendere i soldi e dove (a chi e per cosa) metterli. Ad altre cose invece ci si abitua presto, ad esempio a non far caso alla percentuale di parole non necessarie di una delibera (direi almeno il 70%). Ho trovato molto più faticoso abituarmi al ruolo di minoranza/opposizione, cioè di analisi critica: non è per nulla divertente, è pochissimo gratificante e non rende giustizia della fatica e dell’energia impiegata. Però, senza una sana critica e un adeguato controllo, la giunta non lavorerebbe con la necessaria attenzione e cautela, e soprattutto non avrebbe lo stimolo per considerare i problemi e le relative soluzioni rispettando visioni diverse e minoritarie. La governabilità amministrativa è garantita dal premio di maggioranza, che ha portato ai vincitori 20 voti e alla minoranza solo 12 (e alcuni consiglieri di maggioranza siedono in aula con la forza di ben …21 preferenze).

In questo anno ho verificato che il M5S è costituito da cittadini onesti, guidati dal buon senso, ma decisamente privi delle minime competenze per svolgere il compito assegnato (ma hanno risolto affidandosi ad alcuni assessori con capacità tecniche, come dimostra l’operato del ‘sindaco’ Capelli). Noi siamo spesso accusati di fare poche proposte, ma elaborare grandi idee e progetti usando il tempo libero e le energie residue non è facile, e comunque lo stesso gruppo di maggioranza in un anno intero ha presentato solo un paio di proposte (e una riguardava il canile). Ciò che mi ha più stupito è la scarsa propensione al confronto dialettico manifestato dal sindaco e da alcuni assessori, la scarsa attenzione a fornire motivazioni per le decisioni assunte, l’insofferenza a ricevere osservazioni critiche. Il nostro partito è spesso considerato diviso e litigioso, in realtà ho verificato, soprattutto frequentando i circoli, che è formato da persone disposte a dibattere, particolarmente interessate e aperte al confronto (e questo non nasconde le criticità presenti che devono e possono essere risolte).

Alla sera del 14 giugno del 2012 scrissi:

Oggi pomeriggio si è tenuto il primo Consiglio.
28 consiglieri su 32 erano alla loro prima esperienza, io tra questi. E’ stato un incontro a mio avviso poco concreto, molto ‘procedurale’, con tante parole un po’ inutili e un po’ ovvie. Il centrodestra sembra ancora in campagna elettorale, quasi con l’ansia di dimostrare di esistere. Il M5S mi sembra in difficoltà sia sulla giunta sia sul programma, e il discorso del sindaco si è mantenuto sul binario sicuro del buon senso e delle dichiarazioni di intenti già sentite prima del voto. Credo che bisognerà attendere il lavoro degli assessori e forse quello delle commissioni per sentire cose precise e utili per la città. La novità e la creatività del M5S oggi non si è vista, ma bisogna capirli: l’ambiente e il protocollo non aiutano, la stampa e i fotografi disturbano parecchio, la novità del ruolo e la responsabilità conseguente un po’ inibiscono. Il nostro gruppo (PD) inizia a prendere forma, Nicola Dall’Olio è un capogruppo in grado di dare uno stile preciso al nostro ruolo di opposizione (anche se preferisco il termine ‘forza di minoranza’).
Intanto dovrò abituarmi alla scomodità degli scranni e al loro fastidiosissimo cigolio…

A distanza di un anno molti giudizi di allora ritengo che siano ancora attuali. Alla scomodità degli scranni e al loro odioso cigolio non sono ancora riuscito ad abituarmi, ma forse è tutto calcolato per aiutarci a non restare troppo attaccati alla poltrona.