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Ho atteso una settimana per scrivere questo resoconto, avevo bisogno di lasciare sedimentare l’irritazione e ritrovare la sufficiente obiettività. Come è noto, i gruppi di minoranza hanno deciso di lasciare l’aula, e quindi i lavori, per protestare contro l’atteggiamento offensivo del sindaco. Non è la prima volta che la massima autorità della città si lascia andare a eclatanti manifestazioni di insofferenza per gli interventi dei consiglieri di minoranza.

Questa volta l’argomento che ha acceso le polveri era di tutto rilievo: le dimissioni impreviste e improvvise dell’assessore al bilancio Gino Capelli.  Un assessorato difficile e delicato, sia per la critica situazione economica nazionale che per la particolare condizione debitoria delle finanze del nostro Comune. L’assessore Capelli ha lavorato un anno al bilancio di previsione e poi a quello consuntivo, e ora doveva mettere mano a quello consolidato (comprensivo dunque delle società partecipate) e a quello di previsione 2014. Il suo ruolo richiedeva continuità con una prospettiva di largo respiro, invece il sindaco l’ha presentata come “un normale avvicendamento, peraltro già previsto da tempo”. Chi si troverà a sostituire Capelli dovrà studiare molti documenti contabili, rivalutare i bilanci delle società partecipate, analizzare le relazioni dei diversi revisori dei conti, tessere rapporti con numerosi amministratori, con le banche e le relative fondazioni, con le associazioni di industriali e del commercianti, con i sindacati e altri rappresentanti del mondo produttivo. In pratica è tutto da rifare. Un “normale avvicendamento” come se il mandato non fosse di cinque anni ma a termine, in balia di contingenze personali. Non si capisce dove sono le priorità e dove è opportuno che arrivino gli impegni assunti con la città.

Il probabile sostituto sarà un ricercatore universitario, Marco Ferretti, che lavorerà gratis per il Comune percependo lo stipendio dall’Università; praticamente si prenderà quattro anni sabbatici, durante i quali non svolgerà né ricerca né didattica, ma si dedicherà ai problemi finanziari del Comune di Parma, così per passione, quasi per hobby.

Su un tema così rilevante il sindaco aveva previsto un breve passaggio nei pochi minuti dedicati alle ‘comunicazioni’, per poi riprendere tranquillamente i lavori e votare alcune delibere urbanistiche. Il dibattito e il confronto è stato chiesto dai banchi della minoranza, e il Presidente Vagnozzi ha concesso cinque minuti ai capogruppo per commentare. Ma evidentemente il confronto non è apprezzato e forse non è neppure previsto dal M5S (dove probabilmente gli aderenti la pensano tutti in maniera militarmente univoca). Le osservazioni di Dall’Olio e degli altri capogruppo non sono piaciute al sindaco, che ha quindi formulato con veemenza critiche che già in altre occasioni ci siamo sentiti rivolgere. Le riassumo in tre punti:

  1. 1.       I nostri interventi sono solo “polemiche strumentali”
  2. 2.       Siamo capaci solo di criticare e non di fare proposte
  3. 3.       Siamo in Consiglio Comunale solo per carriera personale (“da 40 anni”!)

A dire la verità il terzo punto è nuovo e mi ha offeso particolarmente, perché è profondamente falso. La mia carriera professionale l’ho già fatta, mi ha dato molte soddisfazioni e non ho bisogno di dimostrare nulla, anzi devo confessare che in questo momento l’attività politica interferisce negativamente sulla mia professione perché mi sottrae molto tempo ed energia. Sul primo punto rispondo che la critica è strumentale quando ha un secondo fine o un interesse nascosto, ma nessuno di noi del PD è candidato ad alcun ruolo politico diverso da quello attuale, non siamo in campagna elettorale e abbiamo tutti intenzione di portare a termine il nostro mandato e l’impegno assunto con chi ci ha eletto. Per quanto riguarda la critica osservo che questo è il principale compito della minoranza, infatti martedì dopo la nostra uscita dall’aula la maggioranza ha potuto toccare con mano cosa significa trovarsi a discutere proposte e delibere senza contraddittorio o punti di vista differenti. Senza confronto e dibattito la politica finisce (o non comincia neppure), perché le soluzioni buone ai problemi complessi possono nascere solo dalla sintesi di visioni diverse. Detto questo però ricordo che in questo anno di mandato il nostro gruppo ha presentato numerose mozioni e ordini del giorno, molto più di quanto hanno fatto il gruppo di maggioranza e i gruppi di centrodestra. Delle nostre proposte meno di 1/3 sono state approvate, le restanti hanno visto un voto contrario oppure sono da parecchi mesi ferme in attesa di essere esaminate e discusse.

Dopo un anno di attività e di reciproca conoscenza mi aspettavo meno contrasti e maggiore dialogo, ma forse il problema di fondo è che ci troviamo in troppi a svolgere ‘ruoli invertiti’: chi siede nei banchi della minoranza avrebbe idee ed esperienza per amministrare, mentre la maggioranza dimostra più attitudine per un ruolo di opposizione.