Chi divide il mondo in bianchi e in neri forse non ha capito molto del genere umano o, più semplicemente, è un pessimo osservatore. Ho vissuto l’infanzia guardando cartoni animati in bianco e nero, posso dire di essere un esperto. Non esiste il bianco bianco e il nero nero, esiste invece una enorme (potremmo dire, infinita) gamma di grigi, una fantastica tavolozza di sfumature. Lo stesso vale per gli esseri umani. Racconto un episodio poco noto ma che può aiutare a riflettere.
Nel 1922 in Alabama un americano nero, Jim Rollins, convive con una donna bianca, Edith Labue. In quegli anni M.L. King non era ancora nato e Rollins viene imprigionato per il crimine di ‘miscegenation’, cioè matrimonio interazziale. Dopo alcuni mesi però la sentenza viene annullata perché la Corte d’Appello stabilisce che non ci sono prove che la Labue sia una donna bianca. Infatti costei era una immigrata siciliana che i giudici dell’Alabama hanno giudicato inconclusively white (“non del tutto bianca”). In quegli anni negli Stati Uniti si distinguevano due categorie di immigrati italiani, quelli del nord e quelli del sud d’Italia, i primi erano i ‘teutonic italians’, i secondi erano invece ‘in-between’( una via di mezzo, né bianchi né neri).
A proposito di immigrati italiani, nel 1912 l’Ispettorato per l’immigrazione nella relazione annuale al Congresso Americano, a proposto dei nostri connazionali, scrisse: generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri (…) Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.
Più recentemente, una ricerca pubblicata nel Journal of Cognitive Neuroscience, ha studiato la reazione del cervello (in particolare l’amigdala, la ghiandola che regola le reazioni emotive e la paura) alla vista di individui con la pelle di colore diverso dalla propria. Lo studio ha dimostrato che nei bambini fino a 14 anni non c’è alcuna reazione specifica, mentre negli adulti si osservano effetti di diffidenza o paura; queste reazioni sono minori negli adulti con famiglie miste o che hanno parenti di etnia diversa.
Che un bambino non nasca xenofobo l’avevo capito circa 20 anni fa quando mio figlio Francesco andò avanti per alcuni mesi a raccontarci del suo nuovo amico dell’asilo. I particolari dell’amichetto furono numerosi: gusti alimentari, preferenze di giochi, abilità ginniche e manuali; solo una caratteristica non ci era stata raccontata, e la verificammo nel corso della recita annuale: l’amico era nero come il carbone (e in quegli anni a Parma gli stranieri erano ancora una sparuta minoranza della popolazione). Per il piccolo Francesco il colore delle pelle era un dettaglio del tutto insignificante.
Il pregiudizio (che un caro amico definisce ‘scorciatoia del pensiero’) è difficile da sradicare, soprattutto se alimentato per generazioni e rafforzato da innumerevoli particolari: da noi il cattivo è sempre stato ‘l’uomo nero’, anche il lupo ci è stato presentato sempre nero, gli angeli e i buoni invece sempre bianchi e luminosi. Quanti artisti o filosofi, ma anche religiosi, si sono chiesti ‘di che colore è la pelle di Dio?’ (e se è per questo, anche se Dio è maschio o femmina, ma questa è un’altra storia).
If you aren’t home much, have children under
the age of ten, don’t enjoy chaos, or have a busy
lifestyle which would prevent a ferret from roaming freely, then these pet are not for you.
Not once did we take into consideration the cost of these dragons.
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