E’ nota a tutti la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, promossa dalle Nazioni Unite e firmata a Parigi il 10 dicembre 1948, meno conosciuta è invece la Dichiarazione per un’Etica Mondiale, firmata a Chicago il 4 settembre 1993 dal Parlamento delle Religioni Mondiali.
L’assunto dal quale parte questo documento è che “nelle dottrine delle religioni si trova un comune patrimonio di valori fondamentali, che costituiscono il fondamento di un’etica mondiale”. Gli 8000 rappresentanti di 125 confessioni e religioni hanno riconosciuto “un consenso di fondo minimo circa valori vincolanti, norme irrevocabili e comportamenti morali e fondamentali”.
Non vengono negate gravi responsabilità storiche delle religioni per abusi di potere, istigazione alla violenza, all’intolleranza e al fanatismo , ma si ritiene che ciononostante le diverse fedi e confessioni siano portatrici di “speranze, obiettivi e ideali” in grado di indicare il cammino futuro dell’umanità.
Si afferma che “non potrà esserci nessun ordine mondiale nuovo senza un’etica mondiale” e che “l’autodeterminazione e l’autorealizzazione sono perfettamente legittime, fin quando non sono disgiunte dalla responsabilità verso i propri simili e verso il pianeta”.
“Noi tutti siamo legati gli uni agli altri e dipendiamo gli uni dagli altri. Ognuno di noi dipende dal bene della totalità” e “tutte le nostre decisioni e azioni, ma anche le nostre rinunce e i nostri fallimenti, hanno delle conseguenze”.
La parte centrale del documento elenca le responsabilità individuali e collettive, i doveri anziché i diritti. Nel capitolo III vengono analizzate “quattro norme immutabili”:
- dovere di una cultura della non violenza
- dovere di una cultura delle solidarietà
- dovere di una cultura della tolleranza
- dovere di una cultura della parità di diritti e di genere
In pratica gli antichi ‘non uccidere, non rubare, non mentire, non commettere atti impuri (per violenza e dominio sull’altro)’, declinati in maniera positiva e applicati alla società umana del nostro tempo.
Ognuna della quattro norme viene sviluppata in 5 punti, ma lascio a una libera lettura questo approfondimento. Riporto unicamente un filo rosso che lega le quattro norme:
- “non c’è sopravvivenza dell’umanità senza la pace mondiale”
- “non c’è pace mondiale senza giustizia mondiale”
- “non c’è giustizia mondiale senza sincerità e umanità”
- “non c’è vera umanità senza convivenza solidale”
Al punto 2 è scritto: “nei paesi sviluppati si deve in ogni caso distinguere tra consumo necessario e consumo sfrenato, tra uso sociale e suo asociale della proprietà, tra sfruttamento giustificato e sfruttamento ingiustificato delle risorse naturali, tra economia di mercato puramente capitalistica ed economia orientata in senso sia sociale sia ecologico”.
Il documento termina con una speranza, che è anche un impegno: “noi auspichiamo un mutamento di coscienza individuale e collettivo, un risveglio delle nostre forze spirituali, mediante la riflessione, la meditazione, la preghiera e il pensiero positivo”.