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 PD

In questi giorni registro preoccupanti divisioni interne al PD, sia ai livelli ‘alti’ parlamentari sia a quelli a me più vicini del piccolo circolo di quartiere. Quando parlo di ‘divisioni’ non mi riferisco al semplice e sano esercizio di critica e di analisi (questa è una grande ricchezza del nostro partito, misconosciuta o sottovalutata all’esterno); mi riferisco a quella forma di obiezione, che rasenta l’avversione, messa in atto da alcuni iscritti nei confronti di un governo diretto dal nostro segretario e costituito per 2/3 da esponenti del nostro partito.

L’impressione è che qualcuno tra noi non riconosca Renzi come proprio segretario, nonostante abbia vinto regolari primarie sia interne che esterne. Come renziano della prima ora a fine 2012 mi impegnai per una sua vittoria contro Bersani, ma poi sostenni il candidato premier e sperai fortemente in suo successo per un governo nel marzo dell’anno scorso. La congiuntura di allora fu malvagia con Bersani (e con Prodi presidente….), ma oggi si sta aprendo un nuovo capitolo che dovrebbe vederci tutti animati da ‘realistica speranza’.

Sono proprio queste divisioni interne ad averci portato a decenni di sconfitte e di frustrazioni, e noi di Parma siamo esemplari testimoni di questo incredibile autolesionismo… Mi sono definito renziano (perché oggi l’Italia ha bisogno di Renzi e del suo stile), ma mi sento anche civatiano (perché ho sempre letto e condiviso le sue idee) e mi sento anche lettiano (per le sue radici uliviste che sono anche le mie). Ho molto apprezzato il lavoro di molti sindaci del PD che in questi ultimi anni hanno dimostrato di possedere una marcia in più, con una visione di principi saldamente ancorata alla quotidianità dei problemi delle persone: e anche per questo ritengo che un governo Renzi-Delrio (quest’ultimo reduce dell’esperienza nell’ANCI) vada considerato un’anomalia positiva.

Le critiche e le valutazioni sulla scelta dei ministri mi sembra un altro di quegli sport da bar tutto italiano. Purtroppo questo è un governo di ‘larghe intese’, non è il governo del PD perché non siamo riusciti a convincere un numero sufficiente di italiani; a mio avviso non siamo stati credibili proprio a causa delle nostre divisioni e contraddizioni interne (e molti, troppi, nostri elettori ci hanno abbandonato per il M5S). Poi anch’io non avrei sostituito Emma Bonino: me ne ricorderò quando toccherà a me l’incarico di fare il governo….

Fra tre mesi ci saranno le elezioni europee. In Italia siamo l’unico partito veramente europeista, spetta a noi il compito di spiegare cosa significa un’ Europa non solo economica, ma anche culturale e dei diritti, un’Europa casa comune senza nazioni con posizioni dominanti. Abbiamo anche la responsabilità di spiegare cosa significa un’eventuale uscita dall’euro; Beppe Grillo è già pronto per portare in tournée uno spettacolo-comizio antieuropeista, e altre forze politiche (non solo nazionali) aggiungeranno populismo e demagogia a un tema difficile e complesso. Personalmente nutro molte preoccupazioni per la tornata elettorale che ci aspetta. Vedo il partito molto distratto dalle questioni interne (perdiamo il pelo ma non il vizio), ma se proseguiamo sulla strada delle solite inutili correnti, criticando il nostro governo come se fossimo all’opposizione, rischiamo soltanto di preparare il terreno alla prossima sconfitta.