Morire a tre anni perché si è nati nel luogo sbagliato, in un Paese funestato da oltre quattro anni di guerra civile tra l’indifferenza del resto del mondo.
Morire a tre anni perché i tuoi genitori hanno deciso che restare è più pericoloso che partire, e il rischio vale un possibile futuro di normalità.
Morire a tre anni perché non c’era la possibilità di un viaggio senza pericolo, perché per qualcuno la vita è difficile e complicata fin dalla nascita.
Morire a tre anni senza alcuna colpa né responsabilità può sembrare una morte inutile e senza senso.
Per mestiere ho visto neonati e piccoli bambini morti, sembrano sempre addormentati, fanno tenerezza come da vivi. Ogni volta tante domande impossibili: ‘perché?’ ‘perché lui e non io?’ ‘perché questo e non mio figlio?’
Un senso però alla fine c’è sempre. In questo caso le statistiche lo classificheranno tra le vittime di guerra, ma forse andrebbe contato tra le vittime dell’indifferenza globalizzata.
E se ci vuole un’immagine come questa per scuotere le nostre coscienze, evidentemente siamo tutti ‘malati di cuore’. Ma se oggi questa foto riesce a disturbare il nostro sonno, questo bambino allora non è morto invano.
Ciao piccolino, hai finito di preoccuparti, adesso puoi sognare che la vita è bella e che un mondo più semplice è possibile.
Io ho pianto e non mi vergogno a dirlo, è un sentimento straziante di fronte all’impotenza che abbiamo e il senso di colpa per tutto questo. L’uomo è
” deinos” come ci ricorda Sofocle, capace di essere meraviglioso ma altrettanto diabolico e malvagio.