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Sarebbe bello poter votare pensando soltanto ai contenuti del quesito referendario.

Sarebbe bello poter votare valutando se la governabilità migliora con le modifiche decise dal Parlamento oppure se è più opportuno lasciare l’attuale situazione invariata.

Sarebbe bello ragionare sull’ipotesi del nuovo modello confrontandolo con quanto avviene negli altri Paesi europei simili al nostro.

Sarebbe bello analizzare gli effetti sull’iter legislativo che l’attuale assetto costituzionale ha prodotto negli ultimi cinquant’anni e capire le conseguenze pratiche della riforma sui prossimi decenni.

Sarebbe bello poter discutere degli strumenti per rendere più efficace il rapporto tra le Regioni, le amministrazioni locali e il governo centrale.

Sarebbe bello ragionare soltanto dei vantaggi e degli svantaggi della riforma costituzionale e poi, come sempre, decidere in base al prevalere dei primi o dei secondi, rinunciando al lusso inutile del voto ideologico.

Purtroppo però, nonostante l’altissimo valore di questo referendum, non è possibile procedere come appena descritto.

Chi parteciperà voterà prevalentemente per sostenere l’attuale questo governo e il processo di riforme che sta cercando di produrre (sia in Italia che in Europa) o, al contrario, per far cadere questo premier e il suo esecutivo, e di conseguenza tornare alle urne.

Alla fine, dunque, dobbiamo mettere da parte i contenuti e le analisi, rinunciare alla visione di lungo periodo che questa riforma imporrebbe, e impantanarci in grezze riflessioni sugli effetti immediati del Sì e del No: cosa succede domani se vincono i Sì, cosa succede se prevalgono i No.

Se passa la riforma, già votata dal parlamento dopo due anni di dibattito, questo governo prosegue i lavori per rendere effettiva la trasformazione del Senato e preparare le prossime elezioni del 2018, evitando l’impasse del 2013 quando nessuno era in grado di formare un governo.

Se vincono i No è evidente che il governo deve dimettersi e a questo punto le possibilità sono solo due: tornare a votare o dare a qualcuno un nuovo incarico. Se si torna a votare con questo assetto parlamentare e con la vecchia legge elettorale si replica quanto è successo nel 2013, con la sola possibilità di qualche percentuale in meno del PD e in più del M5S, ma l’effetto che nessuno vince e nessuno ha i numeri per governare non cambierebbe (nel frattempo poi il Porcellum è stato giudicato incostituzionale).

L’altra possibilità con la vittoria dei No (che il Presidente Matterella prenderebbe senz’altro in seria considerazione) sarebbe quella di dare a qualcuno l’incarico per fare un governo di scopo, cioè fare la riforma elettorale e costituzionale, che però era proprio lo scopo di questo governo e di questo parlamento….Le forze politiche attuali sono diversi decenni che cercano, senza esito, di produrre riforme costituzionali ed elettorali, solo il M5S è neofita in questa impresa, ma poiché ha scelto di rifiutare qualunque tipo di alleanza, avrebbe bisogno della maggioranza assoluta del consenso popolare (e poi della maggioranza qualificata del parlamento) o di instaurare una qualche forma di dittatura.

Alla fine quindi voterò SI soprattutto perché il NO porterebbe a una profonda instabilità politica, con pericolosi effetti sulla tiepida ripresa economica e sui delicati equilibri all’interno dell’Unione Europea.

Voterò SI anche perché è dai tempi della bicamerale di D’Alema che aspetto di vedere legiferare una sola camera e che auspico un diverso rapporto tra Stato e Regioni. Ma questa purtroppo è un’altra storia…..