Ieri nel giardino della casa di sasso in appennino abbiamo piantato un noce in onore di Federico, nato un mese fa. Oltre ai genitori c’erano nonni e bisnonni, zii e zie, cugini e amici. Federico è ancora ignaro dei nostri progetti, per lui adesso sono sufficienti la sua mamma e il suo papà. La pianticella messa a terra è ancora esile, con poche foglie sottili; come lui ha bisogno di qualcuno che se ne prenda cura.
Federico e il suo noce cresceranno insieme, un po’ a distanza e un po’ vicini. A entrambi occorre aria buona, tanta luce, acqua pura. Per alcuni anni avranno bisogno di aiuto per crescere. Ai genitori è richiesto di essere pazienti come i contadini che annusano l’aria e capiscono cosa occorre fare. Ma il vero ingrediente per diventare grandi e forti, per Federico come per il noce, sarà il tempo e lo scorrere delle stagioni.
Giorni splendidi si alterneranno a notti burrascose, e anche per Federico ci sarà un tempo per saltare verso l’alto e un tempo per starsene fermo in silenzio; ci sarà da attendere pazienti sotto la neve e poi ci sarà da contrastare un vento improvviso, e la speranza che porta la rugiada, e l’attesa di un’alba che ritarda. Entrambi un giorno si accorgeranno di non avere più bisogno di aiuto, perché sapranno gestire da soli gli imprevisti della vita. Allora saranno capaci di dare i loro frutti e dare seguito alla creazione che non può fermarsi.
Nel terreno dove abbiamo piantato il noce, durante l’estate di molti anni fa, ha giocato suo padre assieme ai fratelli, sotto l’occhio attento del nonno e della nonna. C’è un filo sottile che lega ogni cosa; di solito è invisibile e solo ogni tanto nei momenti speciali è possibile vederlo chiaramente. Ma solo per un breve tratto, poi sparisce di nuovo….