Tag

, , , , ,

Scemi di guerra 2

Il brano evangelico delle Beatitudini è conosciuto e apprezzato da credenti e non credenti. Contiene una visione del mondo e della vita. Può essere letto anche come auspicio e progetto di società. In questo testo si esalta la bontà, la mitezza, la giustizia, la misericordia. Sono esplicitamente citati gli ‘operatori di pace’, cioè coloro che la pace la realizzano concretamente, come fosse un oggetto o qualcosa che si vede e si tocca.

Non l’ho mai percepito come un brano consolatorio, per dare coraggio ai sofferenti e a coloro che sono vessati (anche se nei brani finali si fa riferimento ai perseguitati); l’ho sempre trovato un inno alla sfida e al coraggio di andare controcorrente, di procedere decisi e ottimisti verso la costruzione di un mondo non violento e giusto, basato sull’amore tra gli uomini. Sono parole pronunciate da un profeta che ha dato l’esempio e a pagato con la vita questa visione del mondo.

Sembra impossibile, ma lo stesso brano è stato usato per promuovere la guerra, l’odio e la violenza. Sembra impossibile che ci si possa ispirare al testo delle Beatitudini per istigare una nazione alla partecipazione a uno dei peggiori conflitti del novecento, quella prima guerra mondiale che in pochi anni ha decimato una generazione di giovani, producendo oltre 15 milioni di morti e 20 milioni tra feriti e mutilati.

Il discorso sulle Beatitudini in versione bellica lo pronunciò a Genova il poeta Gabriele D’Annunzio, il 5 maggio del 1915 durante una manifestazione di interventisti (l’Italia in quel periodo si era mantenuta neutrale). Si tratta di un discorso retorico e politico, che però diede un grande contributo all’entrata in guerra del nostro Paese. Riporto integralmente il brano che parafrasa e stravolge quello evangelico:

“Beati quelli che, avendo ieri gridato contro l’evento, accetteranno in silenzio l’alta necessità e non più vorranno essere gli ultimi ma i primi. Beati i giovani che sono affamati e assetati di gloria, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché avranno da detergere un sangue splendente, da bendare un raggiante dolore. Beati i puri di cuore, beati i ritornanti con le vittorie, perché vedranno il viso novello di Roma, la fronte ricoronata di Dante, la bellezza trionfale d’Italia”.

A tale livello di bestemmia può condurre il nazionalismo e l’odio verso altri popoli. L’unico ‘sangue splendente’ capace di ‘bendare un raggiante dolore’ l’ho visto in sala parto, producendo vita anziché morte. La fame e la sete di gloria dei giovani può essere saziata senza produrre dolore e lutti, vincendo la sfida di  un mondo basato su pace e giustizia.

D’Annunzio è davvero riuscito nell’impresa di far diventare nera la luna.