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Alessandro Volta

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Archivi della categoria: Pensieri

Quando la luna diventa nera

01 mercoledì Nov 2017

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Beatitudini, dolore, guerra, mitezza, nazionalismo, pace

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Il brano evangelico delle Beatitudini è conosciuto e apprezzato da credenti e non credenti. Contiene una visione del mondo e della vita. Può essere letto anche come auspicio e progetto di società. In questo testo si esalta la bontà, la mitezza, la giustizia, la misericordia. Sono esplicitamente citati gli ‘operatori di pace’, cioè coloro che la pace la realizzano concretamente, come fosse un oggetto o qualcosa che si vede e si tocca. Continua a leggere →

Contro la violenza, quella di genere e quella generica.

21 sabato Ott 2017

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abuso sessuale, empatia, potere, prevenzione, Violenza di genere

violenza

Sui media e sui social sto leggendo interventi e commenti che ritengo fuorvianti e confondenti: un produttore cacciatore di attrici e modelle fa discutere su quanto è violenza e quanto è consenso interessato della vittima; un allenatore di 66 anni che ha rapporti con una giovane atleta di 12 anni accende un dibattito su quanto lei era consenziente; un genitore porta il figlio adolescente al pronto soccorso dopo averlo frustato con il caricabatteria del cellulare provocandogli profonde lesioni difficili da rimarginare, qualcuno sostiene che il ragazzo aveva davvero bisogno di una lezione; una prostituta viene trovata semicosciente legata a un cancello torturata da un cliente ‘che ha esagerato’, ma si tratta di una donna di serie B, invisibile e senza nome. Continua a leggere →

Il noce di Federico

16 lunedì Ott 2017

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amore, crescita, Federico, Pianta, Stagioni, vita

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Ieri nel giardino della casa di sasso in appennino abbiamo piantato un noce in onore di Federico, nato un mese fa. Oltre ai genitori c’erano nonni e bisnonni, zii e zie, cugini e amici. Federico è ancora ignaro dei nostri progetti, per lui adesso sono sufficienti la sua mamma e il suo papà. La pianticella messa a terra è ancora esile, con poche foglie sottili; come lui ha bisogno di qualcuno che se ne prenda cura. Continua a leggere →

Salita al monte Orsaro: una solitaria in quattro

27 sabato Mag 2017

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amicizia, Compagni di cordata, Monte Orsaro, Vita e morte

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Finalmente un giorno feriale senza turni in ospedale e neppure una riunione di staff. Le previsioni meteo non sono perfette, ma l’occasione è da non perdere. Posso partire per il monte Orsaro (1830 metri) per una ‘solitaria in quattro’. I compagni di salita sono Fabio, Lele e il Cocco, loro hanno sempre tempo, basta chiamarli e arrivano. Fabio è un concentrato di energia e di entusiasmo, non l’ho mai visto stanco o demotivato. Lele è nato ingegnere, molto riflessivo e sempre preciso, anche sui tempi di marcia (per lui arrivare  troppo velocemente in cima è come essere in ritardo). Il Cocco ha la montagna dentro da sempre, infatti è guida di professione, è il nostro Bonatti, equilibrato, attento, ma con la passione quando serve. Continua a leggere →

Viva gli sposi

10 domenica Lug 2016

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amore, destino, Jacopo e Elisabetta, matrimonio, scelta, vita insieme

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Ieri, nella suggestiva Pieve romanica di Sasso, si sono sposati Elisabetta e Jacopo (il mio Popo primogenito). Esattamente dopo trent’anni dal mio matrimonio con Monica, l’ho vissuto doppiamente come un momento importante e magico della nostra vita. Mi viene naturale una breve riflessione sul matrimonio. Le principali vicende dell’esistenza di solito non le possiamo scegliere: non dipendono da noi la famiglia in cui nasciamo, né il periodo storico né il luogo geografico; queste sono cose che avvengono al di fuori del nostro controllo, per le quali non abbiamo meriti o colpe, possiamo solo affidarci alla fortuna o al destino. Decidere di vivere insieme a un’altra persona rientra invece nel campo delle scelte, e questa è forse la decisione più importante della vita, quella che può davvero cambiarla nel profondo (nel bene o nel male). Per questa scelta occorre anche un po’ di fortuna, ma alla fine è quasi interamente nelle nostre mani. E’ merito nostro essere capaci di amare ogni giorno la persona che abbiamo scelto, dipende da noi la forza e il coraggio di superare gli inevitabili momenti di crisi, è legata alla nostra saggezza riconoscere che per condividere un’intera vita occorre saper cambiare insieme, rinunciando a qualcosa di noi per assumere un pezzetto dell’altro. Oggi non sarei quello che sono se non avessi vissuto la maggior parte della mia esistenza con Monica. L’amore con il tempo cala? Per noi è stato l’opposto, l’amore è cresciuto con noi e con le vicende della vita che lo hanno alimentato. Credo che sia tutto in quel momento iniziale, in quella scintilla che ti porta a decidere che vivere insieme è bello e produce frutti (i figli, ma non solo). Si parte con il sentimento (che è il succo della vita), ma poi si procede con il pensiero e la riflessione (che è lo strumento che guida la vita in porto). Trent’anni fa siamo stati capaci di fare una scelta, abbiamo rischiato e abbiamo vinto; il frutto del nostro amore (ma anche di quella decisione) oggi è maturato al punto da giungere lui stesso alla stessa nostra scelta di allora. Il cerchio si chiude? No, si apre, perché la vita è una infinita spirale aperta che punta verso l’alto, verso il futuro. Questa consapevolezza è appagante e riesce a dare senso a qualunque fatica e sacrificio. E’ emozionante e bello sapere che il nostro destino è nella nostre mani. Un grazie a Popo e a Betta, il loro cammino da oggi è anche il nostro.

SALIRE PER SCENDERE

29 martedì Dic 2015

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camminare, nascita, salire, speranza, tornare, vetta

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Scrive Luigi Ciotti nel suo ultimo libro: “si sale per scendere sempre di più nella propria realtà”.

E’ vero: ogni cima, in montagna come nella vita, richiede sempre due movimenti: uno per andare e uno per tornare. La via per salire guarda in alto e dà le spalle al mondo di giù, la via per scendere dà le spalle alla cima appena raggiunta e guarda il mondo, esattamente là da dove eravamo partiti.

La salita è fatica, fa sudare e a volte toglie il fiato; ma anche la discesa non scherza, è facile scivolare e sul ripido le gambe spesso tremano per lo sforzo. La salita è entusiasmo, timore, dubbio, speranza di arrivare, di riuscire. La discesa è soddisfazione, orgoglio, voglia di arrivare per riposare, ma anche per raccontare. La salita è l’inizio, e dunque immaginazione, la discesa è la conclusione, e dunque realtà. Quando guardo in alto vedo il mio obiettivo, il desiderio, ma quando torno l’obiettivo è raggiunto, il desiderio soddisfatto, e quindi ormai parte di me.

Tra la salita e la discesa c’è la cima, un breve momento tra la lunga salita appena fatta e l’incerta discesa ancora da compiere. Un breve momento in cui tutto si ferma, anche il passo. In cima la tensione cala, si può godere la gioia di essere arrivati, di aver raggiunto lo scopo. Ma siamo solo a metà, perché occorre tornare. Allora l’obiettivo non era la cima, ma il ‘tornare dalla cima’. Andiamo lassù per tornare giù. Lo scopo di questo doppio movimento è tornare con la cima raggiunta dentro di noi. Andiamo su per tornare diversi, arricchiti dalla cima raggiunta, da quello che abbiamo visto lassù, da quanto abbiamo scoperto di noi salendo.

Nella vita, come in montagna, non possiamo restare fermi, abbiamo bisogno di questo doppio movimento: andare verso l’alto con decisione e speranza, spinti dal mondo di ogni giorno; giungere in vetta dove lo  sguardo è puro e arriva lontano; scendere veloci per tornare al quotidiano da cui siamo partiti. Ogni obiettivo importante della vita ha bisogno di questo doppio movimento. Anche per far nascere un bambino occorre una mamma che, piena di speranza, salga per nove lunghi mesi fino in cima dove finalmente, colma di gioia, può abbracciare il suo piccolo e da lì iniziare a scendere per arrivare, dopo anni, a regalare al mondo il suo bambino ormai grande.

MORIRE A TRE ANNI

03 giovedì Set 2015

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guerra morte ingiustizia indifferenza coscienza, immigrazione

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Morire a tre anni perché si è nati nel luogo sbagliato, in un Paese funestato da oltre quattro anni di guerra civile tra l’indifferenza del resto del mondo.

Morire a tre anni perché i tuoi genitori hanno deciso che restare è più pericoloso che partire, e il rischio vale un possibile futuro di normalità.

Morire a tre anni perché non c’era la possibilità di un viaggio senza pericolo, perché per qualcuno la vita è difficile e complicata fin dalla nascita.

Morire a tre anni senza alcuna colpa né responsabilità può sembrare una morte inutile e senza senso.

Per mestiere ho visto neonati e piccoli bambini morti, sembrano sempre addormentati, fanno tenerezza come da vivi. Ogni volta tante domande impossibili: ‘perché?’ ‘perché lui e non io?’ ‘perché questo e non mio figlio?’

Un senso però alla fine c’è sempre. In questo caso le statistiche lo classificheranno tra le vittime di guerra, ma forse andrebbe contato tra le vittime dell’indifferenza globalizzata.

E se ci vuole un’immagine come questa per scuotere le nostre coscienze, evidentemente siamo tutti ‘malati di cuore’. Ma se oggi questa foto riesce a disturbare il nostro sonno, questo bambino allora non è morto invano.

Ciao piccolino, hai finito di preoccuparti, adesso puoi sognare che la vita è bella e che un mondo più semplice è possibile.

UN FUOCO, UN’IDEA

08 domenica Feb 2015

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forte, fuoco, grande, idea, piccolo, saggio, umile

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 Una grande idea, un’impresa o una passione,

sono come un grande fuoco.

Per accendersi, per partire le occorre un piccolo insignificante rametto,

senza il quale il ciocco di rovere o di castagno resta lì, inutile ad aspettare.

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MATERNITA’ NERA

14 domenica Dic 2014

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infanticidio, maternità, media, sostegno sociale, welfare

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 Nell’arco di un paio di settimane due madri hanno ucciso il loro bambino. La notizia viene ampiamente divulgata dai media, e sui giornali e i social network si trovano ampi dettagli che descrivono i due episodi. La società civile è ammutolita e si chiede: ‘cosa sta succedendo?’. La risposta però è piuttosto semplice, non sta succedendo proprio nulla, si tratta di vicende piuttosto comuni e presenti da sempre. La novità forse è nella risonanza mediatica che non riesce a mantenere questi episodi nel loro naturale contesto: i fatti di cronaca sono per loro natura eccezionali e anomali, e destano interesse e curiosità proprio perché straordinari; parlarne a lungo e con eccesso di particolari rischia di renderli ordinari, sollecitando riflessioni e generalizzazioni fuorvianti e confondenti.

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“FARE UN FIGLIO E’ APPROVARE LA CREAZIONE”

29 sabato Nov 2014

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Buddha, creazione, Dio, fisica quantistica, genetica, genitorialità, Incarnazione, intersoggettività, maternage, maternità, mistero, morte, nascita, neuroni specchio, ontogenesi, ossitocina, paternità, prolattina, vita

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PREMESSA

Diventare genitori, offrendo al mondo un individuo nuovo, è un evento profondamente esistenziale, capace di attivare pensieri ed emozioni al contempo personali e universali. Un’esperienza così coinvolgente non può essere compresa utilizzando i semplici paradigmi biologici, e non può neppure essere spiegata attingendo alle ordinarie conoscenze socio-culturali. Crediamo che la ‘nascita’ richieda una visione olistica e integrata, che utilizzi il dialogo di saperi diversi, dove le conoscenze tecnico-scientifiche sappiano legarsi a quelle etico-umanistiche. Pensiamo che soltanto un processo profondamente multidisciplinare possa illuminare l’esperienza della nascita, incrementando la consapevolezza sia dei neo-genitori che degli operatori , eliminando fuorvianti e parziali visioni specialistiche. Rispetto a un paio di generazioni fa, l’attuale istituzionalizzazione dell’esperienza generativa ha visto incrementare efficacia e sicurezza, ma ha profondamente minato la forza e la ricchezza umana che da sempre caratterizzano il ‘mettere al mondo’. Scopo di questo articolo è visitare la nascita e il diventare genitori attraverso i contributi di discipline diverse da quelle biologiche e mediche, utilizzando le sollecitazioni ricevute da letture e riflessioni soggettive, e quindi necessariamente parziali; l’intento è fornire un semplice e personale contributo, con la speranza che altri possano aggiungere riflessioni e nuove ‘contaminazioni di saperi’. Continua a leggere →

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E’ vero che non sei responsabile di quello che sei, ma sei responsabile di quello che fai di ciò che sei. JP. Sartre

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